Solo così sono felice
Una transgender super precoce (e una teenager molto influente). Jazz Jennings è la protagonista di un reality, Io sono Jazz, che sta per arrivare anche in Italia. Il suo sogno? «Lasciare questo mondo migliore di come l'ho trovato»
Si chiamava Jaron, ma già a 2 anni si sentiva una bambina, come racconta lei stessa. Poi, a 3 anni, il verdetto dei medici: disforia di genere (identificazione con il sesso opposto), uno dei casi più precoci mai diagnosticati. Da allora sono passati undici anni e oggi la transgender quindicenne Jazz Jennings è, secondo il Time, una dei teenager più influenti al mondo. Portavoce LGBT, attivista sui social, è diventata un volto televisivo grazie al reality Io sono Jazz, che debutta in Italia su Real Time (canale 31 del digitale terrestre) il 26 ottobre alle 21.10. «Molti dicono che ero troppo piccola per fare la transizione, ed è vero: a 3 anni avevo già capito chi ero».
«È vero, ma grazie a questa visibilità molte persone si stanno davvero rendendo conto di cosa voglia dire».
«È un omaggio a mia sorella, che quando ero piccola a scuola faceva la principessa Jasmine in Aladin. Lei è sempre stata un punto di riferimento per me».
Oggi tu lo sei per tantissime persone. Non pesa, alla tua età?
«Non mi considero un modello, sono solo Jazz: una giovane ragazza che
con la sua esperienza cerca di aiutare quante più persone possibili ad
accettarsi e farsi accettare».
Per te è stato difficile?
«All’inizio erano un po’ confusi, ma poi hanno capito
che dovevano fare il possibile per rendermi felice. E io potevo esserlo
solo così».
E i tuoi fratelli?
«I maschi erano troppo piccoli per ricordarsi di me da
bambino. Mia sorella, invece, si ricorda della mia transizione: aveva 8
anni e un po’ ha sofferto perché non era più l’unica principessa di
casa. Ma poi ha iniziato a guardarmi con amore e rispetto».
«Sono felice perché non riesco neanche a immaginare come sarebbe stata
la mia pubertà da “ragazzo” (dall’età di 11 anni Jazz assume degli
ormoni che le bloccano lo sviluppo maschile, ndr). Io mi sento
benedetta per aver potuto vivere la mia vita in maniera autentica sin
dall’inizio, anche se non è mai troppo tardi per riappropriarsi della
propria identità».
«Solo con i bagni. Alle elementari non mi era permesso andare in quello
delle bambine ed ero costretta a usare il bagno dell’infermeria. Era
terribile. Oggi, invece, vado in quello delle ragazze e ne sono felice».
Ti definisci pansessuale.
«Non mi sono mai innamorata, devo ancora esplorare la mia sessualità».
Ti piacerebbe sposarti, un giorno?
«Per ora non ci penso»
«Non saprei, mi piace giocare a calcio nella squadra femminile e
dipingere. Se penso al futuro vorrei solo lasciare questo mondo migliore
di come l'ho trovato».
«Che la transizione non ha a che vedere solo con la “medicina”. Tutti mi
chiedono se ho fatto l'operazione (no, fino a 18 anni non si può, ndr),
ma non è certo un intervento chirurgico a definire chi sei. Essere
transgender significa imparare ad amarsi per ciò che si è».
grazie Rossana per aver pubblicato questa splendida intervista...che dimostra che esiste un anima un indole e che essere diversi è bello rende il mondo ricco di sensazioni e pensieri diversi in maniera pacata e civile...ti mando tanti affettuosi baci morbidi mia dolce e cara amica...sei fantastica !! baci baci baci
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